##Copyright by "http://it.wikipedia.org/wiki/Fara_Vicentino", as licensed under Creative Commons BY-NC-SA in Sept/Oct 2010.## Fara Vicentino. Fara Vicentino è un comune di 3.810 abitanti della provincia di Vicenza. Storia (note di Francesco Brazzale) Adagiato sulle amene colline del Pedemonte vicentino, il comune di Fara è costituito da due nuclei abitati: Fara, propriamente detto, e S. Giorgio di Perlena, da sempre geloso della propria identità storica. I toponimi dei due centri trovano una comune origine nell'epoca longobarda (da fara, insediamento parentale armato e San Giorgio, santo guerriero caro alla tradizione longobarda); Perlena presenta però, come toponimo, inconfondibili connotazioni latine forse su basi preromane. In epoca tardomedievale Fara segue le vicende di Breganze e dei centri circostanti, nella ripartizione dei beni tra gli Ezzelini, e viene assegnata ad Ezzelino III da Romano (il cosiddetto Tiranno) il quale è legato a Breganze anche da vincoli familiari, essendo la sorella Cunizza sposata ad un nobile breganzese. Nei secoli successivi, sotto il dominio della Serenissima, Fara e Perlena raggiungono l'autonomia da Breganze; Perlena, ridimensionato il territorio a favore di Salcedo, viene unita all'attuale capoluogo probabilmente nell'ambito delle riforme amministrative prima francesi, poi austriache, che caratterizzano la fine del XVIII secolo e la caduta della Repubblica Veneta. L'antica chiesa dei S.S. Felice e Fortunato, legata, secondo la tradizione, ai primi insediamenti abitati, fu eretta nel XV secolo e conserva alcuni affreschi dell'epoca; alla fine del secolo scorso vi fu affiancato l'attuale caratteristico oratorio dalla forma poligonale. La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, citata per la prima volta nel 1148 come cappella della Pieve di Breganze, fu anticamente monastero agostiniano; custodisce una pregevole pala (la Vergine tra santa Lucia e santa Maria Maddalena) di scuola bassanese. Caratteristiche sono, nel territorio comunale, le colombare, soprattutto lungo la valle del Chiavone e alcune notevoli ville padronali; degna di menzione è pure, sempre lungo lo stesso torrente, la zona di ritrovamento delle famose palme fossili di Lonedo, presso il vecchio Ponte degli Artusi. L'economia di Fara è indiscutibilmente legata, come lo stesso stemma comunale ricorda, alla coltivazione della vite; la strada del vino che da Breganze si inerpica per le Torreselle tra le valli dell'Astico e del Chiavone, o quella che per la Costa sale verso le Terre Rosse, sono un irresistibile invito a vespaiolo, cabernet, pinot e, soprattutto, al torcolato, vino passito qui conosciuto da secoli, vero nettare degli dei. Toccata, seppur marginalmente, dai due conflitti mondiali (zona di operazioni di brigate partigiane nel secondo), Fara ha legato il suo nome alle memorie letterarie, durante la Grande Guerra, di alcuni ufficiali inglesi (H. Dalton, N. Gladden, H. Barnett) che dal vicino fronte scendevano al Quartier Generale situato in paese. Il riferimento letterario più immediato comunque non può che essere Domenico Pittarini, che a Fara visse per più lustri, verso la fine del secolo scorso; la sua celeberrima Politica dei Villani, un due atti in versi rustici, in un dialetto corrispondente all'antico pavan del Ruzante, ha lasciato il segno nella cultura popolare se non altro per il noto finale: " ……………… i prete xe prete, i siuri xe siuri, e nantri, Bastian, sem mone pì grandi del monte Suman". Chiesa dei santi Felice e Fortunato Si ha notizia di una chiesa, oggi scomparsa, dedicata ai Santi Ermacora e Fortunato fin dalla fine del X secolo. Sappiamo che era situata ad una estremità del paese ("In extrema parte villae"), vicino al luogo dove poi sarebbe stata costruita l'altra chiesa ("Iuxta eum locum"). E sappiamo anche che vicino alla chiesa c'era un cimitero abbastanza ampio ("satis amplium"). Di quella chiesa non sappiamo niente di più; né la sua struttura, né ci sono rimasti resti delle sue fondamenta. Si sa di certo che intorno al 1480 gli abitanti di Fara iniziarono la costruzione di una nuova chiesa. L'8 novembre 1488, nella visita pastorale del vescovo Pietro Barozzi, la chiesa era già iniziata ma non ancora terminata. E dai documenti di quella visita del vescovo sappiamo che ancora era dedicata ai Santi Ermacora e Fortunato. Il campanile, invece, rimase quello della chiesa precedente, dato che è impressa una data: 1237. Sappiamo, poi, che questa chiesa era riccamente affrescata, ma di questi affreschi rimane solo qualche traccia nella sacrestia dell'attuale chiesa (L'ex presbiterio). È del 1886 la richiesta del parroco di Fara, don Alvise Ziche, alla Curia di Padova di poter ingrandire la chiesa dei SS. Felice e Fortunato, dove era anche custodita una immagine dell'Immacolata molto cara ai fedeli di Fara. I lavori iniziarono il 30 maggio 1887 e la nuova chiesa fu benedetta dal Vicario generale di Padova l'8 dicembre 1890. Ma solo nel luglio del 1894 fu terminato l'altare maggiore sul quale, in una nicchia, fu posta l'immagine dell'Immacolata. Il resto è storia dei nostri giorni. Feste principali Amministrazione Evoluzione demografica Comuni della provincia di Vicenza Fara Vicentino